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L’avvento della pandemia con le sue restrizioni e i vari lockdown, ha acceso in tutti noi un irrefrenabile voglia di convivialità che credevamo fosse del tutto svanita, ma d’altronde una cosa solo quando manca ci accorgiamo che manca. Oltre il Social Eating, la passione per il cibo, per la cucina e per la convivialità con amici e estranei, ha scaturito la nascita di una nuova tendenza, ovvero l’Home restaurant.
Ma quali sono le differenze tra questi due fenomeni? Andiamo insieme a vederle nel dettaglio.
Social Eating
Per quanto riguarda il Social Eating, ci viene incontro la definizione fornitaci da Gnammo: “un’attività volta a organizzare eventi culinari tra amici, saltuari, riservati a chi ha prenotato ed è stato accettato dal cuoco e senza organizzazione imprenditoriale”. Questa definizione ci porta a comprendere che parlando di Social Eating non parliamo affatto di un fenomeno remunerativo, ma bensì focalizzato esclusivamente al piacere di condividere un momento a tavola.
Home Restaurant
È sempre Gnammo ad aiutarci a comprendere il fenomeno del Home restaurant, definendolo: “un ristorante in una casa di civile abitazione nella quale si organizzano eventi abitualmente, con strumenti professionali o con organizzazione imprenditoriale” andando a sottolineare la cadenza quasi regolare di questi eventi, ma soprattutto il rendiconto economico. Motivo per il quale questo fenomeno è riconosciuto come attività professionale svolta presso il proprio domicilio, ragion per cui il titolare o meglio il ristoratore è tenuto a presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al Comune di residenza e a presentare tutte le comunicazioni del caso come anche quella dell’HACCP, proprio come se fosse un vero e proprio ristorante.
Tuttavia i due fenomeni, sono altamente sovrapponibili e configurabili in base al caso. Una vera e propria distinzione purtroppo non è possibile anche a causa della mancanza di una normativa di riferimento in grado di inquadrare le due attività anche dal punto di vista legale.
